
La pubblicità che non c’è è la fantomatica pubblicità interattiva, quella evocata in tanti film di fanatascienza e in tanti, forse troppi, articoli tecnici e scientifici. Ebbene questo non sarà uno dei tanti scritti che elogiano i vantaggi della pubblicità interattiva del nuovo millennio.
Invece, è mio desiderio esporre sommariamente alcune interessanti risultati emersi da uno studio da me condotto su un campione di persone dai 18 ai 45 anni fruitori della televisione digitale terrestre italiana.
Ebbene, è incredibile costatare l’alto grado di competenza espressa.
I soggetti, infatti, hanno definito in maniera precisa ed esaustiva non solo cosa fosse la pubblicità interattiva (spiegabile di per se come fenomeno di acculturazione per i tanti articoli e servizi televisivi sull’argomento) ma hanno indicato precisamente e con dovizia di particolari come dovrebbe essere la pubblicità interattiva, quale modalità di fruizione si aspettano, su quali contenuti deve fondarsi e soprattutto hanno evidenziato un certo grado di delusione e di frustrazione per il fatto che il digitale terrestre non fornista ancora “spot interattivi”.
Da quanto emerge dallo studio, sembrerebbe evidente, per quanto concerne la pubblicità interattiva, che i consumatori hanno un bisogno latente di interazione con gli spot trasmessi nella televisione digitale terrestre che viene disatteso.
Da questo punto di vista sembrerebbe che il consumatori anticipi agenzie di pubblicità e reti televisive nella progettazione della propria dieta mediatica. E’ vero che con internet, forme di interazioni consumatori – azienda già esistono in abbondanza ma ciò che il consumatore non capisce è perché non si sperimentino spot che applicano le possibilità che la tecnologia già potezialmente potrebbe mettere a disposizione. Questo senso di frustazione è poi avvertito in prevaleza dai consumatori possessori del decoder del digitale terrestre piuttosto che di quelli abbonati alla televisione satellitare Sky o alla televisione generalista analogica.